I Void sono una delle più valide formazioni italiane in ambito alternative/stoner rock. Il loro debutto intitolato "Poem Of An Ordinary Man" è un concept album realizzato benissimo e che vede una band già molto matura. Ne parliamo con loro!
01. Ciao ragazzi e benvenuti su Crepe Sonore. Presentatevi ai nostri lettori.
Ciao a tutti e grazie per lo spazio che ci avete riservato! Siamo quattro teste con idee ben precise e tanto da dire, e l’unico modo in cui sappiamo esprimerci al meglio è attraverso la nostra musica. Per noi, la musica è sempre stata un mezzo di denuncia, di espressione profonda e di pura emozione. In un mondo dove spesso si tende a celebrare l'immagine a scapito dei contenuti, vogliamo restare fedeli a questa identità autentica. Non ci tiriamo indietro quando si tratta di usare la musica per raccontare la realtà, le nostre emozioni e ciò che ci circonda, e ci impegniamo a portare avanti questo messaggio.
02. Cosa significa esattamente il monicker della vostra band?
Per noi, Void è molto più di un semplice nome: è un concetto che racchiude l'essenza della nostra musica e del messaggio che vogliamo trasmettere. Esprime il contrasto tra razionalità ed emotività, rivalsa e fragilità, forza e inclusione—tutti aspetti che riflettono la vita quotidiana di ciascuno di noi. Non è solo il frutto delle nostre esperienze personali, ma anche di quelle delle persone che ci circondano, vicine o lontane. Attraverso le nostre canzoni, vogliamo rappresentare questo viaggio umano, una ricerca di significato che si muove tra momenti di resistenza e vulnerabilità. Ogni brano è un modo per esplorare più a fondo questi contrasti, per dare voce a ciò che spesso rimane inespresso. Nel nostro prossimo album, ci spingeremo oltre, cercando di esprimere con ancora più profondità il concetto di Void. Non si tratta solo di raccontare emozioni, ma di dare loro forma e senso, creando un ponte tra l'intangibile e il tangibile, attraverso la musica.
03. "Poem Of An Ordinary Man" è un prodotto che lascia sorpresi, soprattutto pensando che è il vostro debutto. Come siete arrivati a questa maturità? Siete in giro da molto tempo?
Ti ringraziamo per il complimento! Siamo contenti che Poem abbia colpito, ma la verità è che sentiamo di essere solo all'inizio del nostro viaggio. La maturità che forse emerge dalle nostre canzoni è il frutto delle esperienze individuali accumulate nel corso degli anni che confluiscono nel concept. Suoniamo insieme, in varie combinazioni, praticamente da sempre. Ognuno di noi ha esplorato percorsi musicali diversi, ma due anni fa abbiamo deciso di mettere tutto insieme, di smettere di girarci intorno e creare qualcosa di vero e sincero. Il progetto Void è nato così, spontaneamente, e continua a sorprenderci con quello che riusciamo a tirare fuori insieme. Eppure, sentiamo che abbiamo ancora molto da dire e da dare, e siamo davvero impazienti di vedere dove ci porterà il prossimo capitolo. Quindi, se ti è piaciuto il nostro debutto, sappi che siamo solo all'inizio!
04. Come mai la scelta di realizzare un concept album sulla guerra in Ucraina?
La scelta di realizzare un concept album sulla guerra in Ucraina è nata quasi per caso. Tutto ha avuto origine con “The Drone”, un brano che era stato abbozzato durante la crisi siriana. Mentre stavamo lavorando sui dettagli di quel pezzo, è esplosa la tragedia in Ucraina, che ha inevitabilmente toccato profondamente tutti noi. Da quel momento, la creazione di un concept album è venuta in modo naturale. La domanda che ci accompagnava era sempre la stessa: "Cosa succede dopo?". Ogni volta che concludevamo un capitolo, il senso di incertezza e amarezza cresceva, riflettendo l’evoluzione drammatica degli eventi. Alla fine, ci siamo trovati con una storia complessa, dura e veritiera, che ci ha lasciati amareggiati per la sua evoluzione, ma anche soddisfatti per l’autenticità del messaggio che eravamo riusciti a trasmettere.
05. Vi reputate una band di stoner puro oppure ci sono altri aspetti peculiari del vostro sound?
Ci reputiamo, prima di tutto, una band. Il nostro punto di partenza è stato lo stoner e l’alternative rock, ma col tempo, suonando e componendo, abbiamo lasciato che tutto si evolvesse in modo naturale. Non ci siamo mai imposti canoni rigidi o limitazioni dettate dai generi: ci piace esplorare e sperimentare. Una delle cose più belle è quando parliamo con chi ci ascolta e sentiamo quali influenze percepiscono nei nostri brani. Ancora più gratificante è scoprire che ognuno coglie qualcosa di diverso, perché significa che la nostra musica parla a tutti in modo personale. Inoltre, ci rende davvero orgogliosi sapere che ogni ascolto che abbiamo fatto, nel corso degli anni, non è mai stato fine a se stesso, ma ha contribuito a formare il nostro gusto e a costruire, pezzo dopo pezzo, l’anima del nostro album. Questo viaggio musicale, fatto di ascolti e influenze diverse, ci ha portato esattamente dove siamo oggi.
05. I live show sono molto importanti per voi? State suonando dal vivo in questo momento?
I live show sono fondamentali per noi, perché ci permettono di condividere la nostra energia e il nostro messaggio con il pubblico in modo diretto e autentico. Dopo un primo anno di concerti in Puglia, siamo appena tornati dal nostro primo tour in Europa dell’Est, dove abbiamo suonato in Romania e Slovacchia. È stata un’esperienza incredibile, e ci sentiamo carichi a mille. Ora siamo pronti a tornare nella nostra terra: il 7 novembre saremo di nuovo su un palco a Bari, dagli amici del Nevermind, e non vediamo l'ora di portare tutta l'energia accumulata durante questo tour!
06. Dividereste almeno una volta il palco con chi?
Se potessimo scegliere con chi dividere il palco almeno una volta, i nomi sarebbero leggendari: Queens of the Stone Age, per la loro capacità di mescolare energia e atmosfere ipnotiche, Robert Plant, un’icona vivente che ha influenzato generazioni di musicisti, Muse, per il loro approccio teatrale e innovativo al rock, Pearl Jam, per il loro impatto emotivo e il legame viscerale con il pubblico, e infine Maynard James Keenan (di Tool), per la sua capacità di trascinare l’ascoltatore in un’esperienza profonda e viscerale attraverso la sua musica e i suoi testi. Sarebbe un sogno condividere il palco con artisti di questo calibro.
07. Parliamo del vostro usuale processo compositivo.
Il nostro processo compositivo è piuttosto libero e naturale. A volte nasce tutto in sala prove, suonando insieme e improvvisando, e capita che da un’idea, un riff o un ritmo emerga qualcosa che cattura l’attenzione e si sviluppi in sinergia. Altre volte, qualcuno arriva con un testo o con l’abbozzo di una melodia, e da lì si parte per costruire il brano. È un processo di incontro, a volte scontro, ma sempre di pura creatività. Ciascuno di noi porta la propria energia e visione, e questo crea un’alchimia che fa fluire la musica in modo spontaneo. La bellezza di questo processo è che ogni pezzo prende forma attraverso il contributo di tutti, e vivere questi momenti insieme è quello che più ci gratifica come musicisti. Alla fine, cosa può volere di più un artista se non la libertà di creare con la massima intensità?
08. Ragazzi abbiamo finito. Concludete come volete!
Grazie mille per l’opportunità e lo spazio che ci avete dato! Per noi, ogni occasione di parlare della nostra musica è preziosa, perché significa condividere una parte di noi. Ci piace pensare che la nostra musica possa creare connessioni, suscitare emozioni e magari far riflettere. Quindi, grazie a chi ci ascolta, a chi ci sostiene, e a chi ci spinge a fare sempre meglio. Continuate a seguirci perché questo è solo l'inizio, abbiamo ancora tanto da dire e da suonare!
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