Intervista: SILENCE IS SPOKEN


Un sound cupo che rimembra sia la scena di Seattle che alcune cose del cosiddetto desert rock, e in più una spruzzata di Tool e psichedelia alla Pink Floyd. Incuriositi da questa descrizione? Allora andate subito a leggere la nostra recensione del loro ultimo album "11", e cerchiamo di scoprire, attraverso le risposte di Alessandro (fondatore, basso, piano e synth), Lorenzo (fondatore, batteria) e Samuele (voce), qualcosa di più sui Silence Is Spoken.

1 - Ciao ragazzi, presentatevi con una breve biografia dagli inizi ad oggi!
Alessandro: Ciao, innanzitutto grazie per l’invito, siamo felici di essere qua con voi. Il progetto Silence is Spoken nasce a fine 2005 a Londra, dove risiedeva il nostro primo cantante Darren. Con la formazione iniziale, della quale siamo rimasti io al basso e Lorenzo alla batteria, abbiamo registrato un album nel 2007, cosa che ci ha fatto muovere molto tra Firenze e Londra, sia per le registrazioni, che per le prove, che ovviamente anche per i live. Dopo l’uscita di Darren dalla band, abbiamo pubblicato, nel 2012, il secondo album, un concept, proprio come l’ultimo “11” appena pubblicato, in cui abbiamo iniziato ad esplorare sonorità più “complesse”, con tempi dispari, uso dell’elettronica, tracce anche più lunghe ed un’energia che definirei più introspettiva e di sperimentazione. Dopo vari cambi di lineup siamo giunti all’attuale formazione, con l’ingresso di Samuele nel 2016, il rientro di Lorenzo alla batteria dopo una pausa di qualche anno e l’arrivo di Maurizio da inizio 2022. L’undici novembre scorso è uscito il nostro terzo lavoro dal titolo “11”.

2 - Vogliamo parlare di come si è svolto tutto il processo che ha portato alla nascita di "11"?
Alessandro: Questo ultimo album è stato un processo che ha richiesto un tempo di lavorazione piuttosto lungo. Non tanto per la creazione dei brani (siamo sempre stati piuttosto veloci a realizzare nuovi pezzi), quanto per varie vicissitudini all’interno della band che hanno rallentato un po’ la finalizzazione del lavoro, tra cui i già menzionati cambi di formazione. A livello di composizione e testi, abbiamo iniziato a lavorare a “11” già a partire dal 2015, per poi iniziare le recordings nel 2019 e la produzione che ha richiesto un tempo piuttosto lungo, dovuto anche alla situazione contingente che abbiamo vissuto dal febbraio 2020 fino alla fine dello stesso anno. Proprio a fine 2020, abbiamo terminato le registrazioni dei synth e portato avanti mix e produzione in collaborazione con lo studio Soundscape di Andrea Dell’Olio e Furio Lanciano che hanno svolto davvero un ottimo lavoro. Lo sviluppo delle liriche è avvenuto fra il 2017 ed il 2019, anni che, visti con gli occhi di adesso, appaiono spensierati dati gli accadimenti dal 2020 ad oggi. Nonostante ciò, si respirava, si avvertiva sottopelle un qualcosa di imminente, sarebbe bastato anche solo guardarsi intorno negli ultimi venti anni per capire la direzione nella quale stiamo andando. Tutto questo, ha contribuito all’energia che si respira immergendosi nell’ascolto di questo disco.

3 - Quali sono le vostre principali influenze musicali?
Lorenzo: Le nostre influenze coprono due decadi di musica più o meno, vista anche l’età media della band. Si parte da dei classici come i Black Sabbath e Pink Floyd: i primi, essenzialmente, per l’approccio musicale e la visione rock classica del live show ed il rapporto interno nella band.
I secondi più per la parte lirica e la grande ispirazione per quanto riguarda il concept, essendo i padri assoluti di questa realtà. Poi, come penso si possa percepire ascoltando i nostri album, ci sono tutte le influenze più recenti legate al periodo grunge e alla scena di Seattle degli anni 90, che includono Soundgarden, Alice In Chains, Mindfunk, fino ad arrivare a realtà come Deftones, Korn ed ovviamente i granitici e visionari Tool.

4 - Parlateci del concept lirico che si cela dietro "11".
Samuele: “11” è nato in un periodo storico particolare un po' per tutti se ci pensiamo bene. Come dicevamo poco fa, le liriche sono nate tra il 2017 e il 2019, un periodo che già annunciava gli accadimenti che abbiamo vissuto di lì a breve. Se ci si fosse posti in ascolto si sarebbe potuto sentire una sorta di eco lontano di un malessere diffuso (che raccontiamo in Game Over e 1984), un modo distorto di concepire i propri bisogni primari (A good God), una tendenza alla spersonalizzazione sempre più marcata (“3Lateral Kingdom” e “Mud, worms, bones”), un disequilibrio fra l’essere umano e l’ambiente nel quale vive (1000 Petaled lotus), una conflittualità constante più o meno indotta (War abc song e Genesis 19 24). Le liriche provengono da riflessioni più o meno lucide, spesso un’immagine appare mentre sei sovrappensiero, alcune volte una canzone completa il senso della precedente o ne dà una visione differente, da un altro punto di vista. Il concept non era previsto, ci siamo accorti della linea di congiunzione dopo il primo ascolto di Genesis 19_24, la distruzione di Sodoma e Gomorra, ultima canzone dell’album ed ultima ad aver visto la luce, l’allegoria, il monito incompreso, il ponte che univa tutte le altre canzoni si è palesato sotto forma del numero 11. Considerato come il primo numero maestro, l’11 porta con sé un messaggio di forte cambiamento in seguito ad una maturazione, all’utilizzo consapevole di una grande forza. L’11 rappresenta la via ed il traguardo. Rappresenta l’età dell’acquario quella nella quale siamo entrati esattamente 11 anni fa alla data di uscita del disco l’11/11/22. Quindi per quanto ad un primo approccio possa sembrare un album a chiaro stampo pessimistico, il concetto di forza indirizzata al cambiamento lo si può trovare in ogni canzone, spesso è mascherato con tratti cangianti, il simbolismo la fa da padrone e le possibilità di interpretazione sono molteplici e a portata di mano per l’ascoltatore.

5 - Credete che il vostro stile sia accomunabile al termine grunge oppure prendete le distanze da questo termine?
Lorenzo: Parlavano proprio ieri in una trasmissione radiofonica del nostro genere musicale, cercando un supporto anche da chi ci ascolta, visto che ci è difficile catalogare il nostro sound. Le nostre influenze grunge sono evidenti in alcuni nostri brani, è stato, quello di Seattle, un movimento a cui siamo legatissimi, che ci ha fatto sognare negli anni 90 e ci ha dato un’ulteriore spinta, allora, a proseguire a fare musica. Il grunge, soprattutto quello espresso da band come Alice in Chains, Soundgarden, Stone Temple Pilots, ci ha dato davvero tanto. Però aggiungerei che questo movimento spazia da band estremamente differenti tra loro, dalle influenze rock al metal al punk alternative, crossover, indie e quindi, per questo, non è semplicissimo racchiuderci in una sola definizione stilistica.

6 - Cosa volete esprimere esattamente con i Silence is Spoken?
Alessandro: È difficile risponderti a questa domanda: credo, al di là delle “etichette” sullo stile musicale, che il nostro desiderio sia semplicemente quello di esprimere, attraverso la musica, quello che siamo, sia come persone che come musicisti. Crediamo di essere portatori di un messaggio semplice, ma al giorno d’oggi in alcuni casi dimenticato, ovvero di fare nella vita ciò che si ama, senza troppi schemi o discorsi altisonanti che alimentano dinamiche poco utili, ma semplicemente seguendo quello che la passione ti mette davanti. E quando, nel caso nostro, nella musica ci metti il cuore, l’anima e tutto quello che hai, mi piace pensare che questo possa arrivare a chi si trova ad ascoltare i nostri lavori.

7 - Siete arrivati al terzo album, che si dice sia quello della maturità e consacrazione...Pensate sia così oppure pensate di avere ancora della strada da fare?
Alessandro: In tutto quello che facciamo nella vita, c’è sempre da migliorarsi. Siamo soddisfatti di quello che siamo riusciti ad esprimere in questo album, indubbiamente quello che sento in questo lavoro è una maturità diversa rispetto ai dischi precedenti, vuoi per età, per esperienza di vita, per lavoro interiore fatto. Però, sono sincero, nessuno di noi si sente né arrivato, né sulla strada della consacrazione, forse a 20 anni uno si sarebbe percepito così…non è questo che ci interessa, in fondo. L’unico nostro obiettivo è continuare a suonare, creare nuovi brani, sperimentare, divertirci, condividere le cose belle della vita. Siamo una famiglia, come da sempre ci piace definirla, e crediamo che questo si percepisca in quello che facciamo attraverso la musica.

8 - Prossimi passi salienti che farete e programmi?
Lorenzo: Dopo un lungo periodo di composizione e registrazione sia dell’album che dei correlati video ci dedicheremo soprattutto alla promozione dell’album con tour ed apparizioni live. L’habitat naturale dei S.i.S. è il palco quindi spero di vedervi tutti ai prossimi concerti che si terranno nelle vostre città!

9 - Grazie di essere stati con noi, un saluto!
Grazie a voi per questa chiacchierata, vi aspettiamo ai nostri live! Un abbraccio a tutti!

By Redazione

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