HONEYBOMBS "There Is An Elephant In The Room" (Recensione)

 

Full-length, Underground Symphony Records
(2025)

Quarto album per gli Honeybombs. Questa formazione italiana (Roma) ha passato mille cambi di line-up ma alla fine è ancora qui a dire la sua, e a dimostrare che la forza di volontà e la passione possono sopperire alle difficoltà che tante band, soprattutto underground, devo affrontare ogni giorno. Dico questo perchè non è scontato avere sempre le energie rialzarsi e per fare qualcosa quasi esclusivamente per pura passione, ma il cantante e unico membro originario della band, ovvero Andrew Skid, è qui per dire nuovamente la sua con questo "There Is An Elephant In The Room", accompagnato da una line up che tecnicamente sa il fatto suo.

Il disco vive essenzialmente su quel tipo di metal dai tratti melodici marcati, molto anni Ottanta e che vengono riproposti in questa veste, potremmo dire "aggiornata" ai nostri tempi. E' come ascoltare dell'hair metal con una produzione massiccia e potente, come se gli Europe o i Bon Jovi degli anni Ottanta cercassero di mescolare la propria proposta col power metal di stampo europeo. In questo senso la band mette subito nella prima parte di tracklist un episodio migliore dell'altro. Pezzi con tiro e molto easy listening come "Living Among The Lies", "Astenich" e "Feels Like Heaven" colpiscono per un sound quasi hollywoodiano e per certe melodie vocali che quasi rasentano lo stucchevole, ma che a conti fatti suonano dannatamente bene sul tessuto spesso di chitarroni pesanti e batteria decisa. E' una band che non si vergogna di dimostrare quanto è orecchiabile e positiva insomma!

Ma poi quando si arriva alla fine dell'album, dopo più di un'ora, ci si accorge che in mezzo a tutto questo ci sono stati anche momenti commoventi, pause riflessive che hanno fatto in modo di spezzare le atmosfere da "happy metal" a cui il disco sembrava andare incontro. "Hidden In Me", "Ascension", "Ocean In A Drop", e altre canzoni rappresentano la parte più buia della band e di questo album, e anche in questi frangenti la band convince e si trova a proprio agio nel non ricercare più il coro vincente, ma piuttosto a utilizzare le note malinconiche di un pianoforte e relegare le tastiere da una parte.

Il disco, insomma, si presenta maturo, convincente e sfaccettato e giustifica la sua durata. Avrei visto bene questo album come colonna sonora di un film, perchè si percepisce una certa coesione tra i vari brani. Sembra che ognuno sia collegato all'altro per un disegno collettivo che, a conti fatti, risulta davvero affascinante.
Un altro buon disco dall'Italia metal, questo lo possiamo dire senza alcun dubbio. Dategli un ascolto.

By Redazione

Tracklist:
1. Living Among The Lies
2. Astenich
3. Feels Like Heaven
4. Hidden In Me
5. Spit On You
6. Berserk
7. Ocean In A Drop
8. Awareness Birth
9. Ascension
10. Insane’s Mind
11. Falling Water
12. Thanatophobia
13. Lothario Foppish
14. Pavor Nocturnus
15. Antinomy 
 
Line-up:
Andrew Skid – vocals
Alex Rotten – guitar
Doctor Gain – guitar
Luke Vanilla – bass
Dany Cool – drums

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