I Circle Of Witches sono una realtà heavy metal con influenze stoner e doom tra le più valide e longeve in Italia. Nonostante i numerosi cambi di line-up che li hanno investiti negli anni, loro sono andati avanti credendoci sempre! Di questo e altro ancora parliamo col cantante e chitarrista Mario Hell Bove. Buona lettura!
01. Ciao ragazzi e benvenuti su Crepe Sonore. Presentatevi ai nostri lettori.
Ciao a voi e grazie per lo spazio che ci concedete. Sono Mario Hell Bove, frontman e fondatore di questa band nata venti anni fa a Salerno, nel 2004. Suoniamo Heavy and Doom Metal, anche se nel corso degli anni abbiamo avuto un percorso sonoro abbastanza vario che ci ha portati ad oggi. All’attivo abbiamo centinaia di concerti fra Italia ed Europa, tre full, diversi ep e demo. Potete ascoltare una parte della nostra discografia in digitale sulla pagina bandcamp.
02. Cosa significa esattamente il monicker della vostra band?
Il “Cerchio delle Streghe” racchiude in sé più strati di significati. Per primo il richiamo alla magia naturale, alla cultura ancestrale delle streghe, l’occultismo. Poi c’è il legame con il filone stoner, nel quale abbiamo mosso i primi passi all’inizio della nostra carriera, con l’allusione ai funghi. Il cerchio delle streghe è infatti una particolare conformazione con cui crescono dei gruppi di funghi, a cerchio appunto. All’interno di questa formazione l’erba è più scura, quasi nera per effetto dei miceli. Anticamente si credeva che fosse la traccia dei sabba demoniaci e che il cerchio fosse lasciato dal calderone o dal falò magico rituale. In ultimo, la figura della strega come archetipo della rivoluzione culturale, il ritorno alla Natura come guida delle nostre azioni e del nostro posto nel mondo, nonché la lotta contro la cultura dominante.
03. "Natural Born Sinners" è il vostro terzo album, ma ora sono passati un po' di anni dalla sua pubblicazione. Cosa è successo in questo periodo?
Beh, è stato un album maledetto. All’epoca, nel 2015, eravamo appena tornati carichissimi di aspettative dalla Russia con un secondo fortunato mini tour. Il nostro produttore di allora ci chiese di scrivere un nuovo album dopo l’uscita di Rock the Evil nel 2014. Ci lavorammo e in pochi mesi avevamo scritto e arrangiato una decina di brani. All’inizio del 2016 andammo in studio di registrazione e iniziarono i problemi con ritardi inspiegabili, sparizioni del produttore, master consegnati con grossi errori di mixing e… Insomma abbiamo ricevuto, come favore a titolo personale da parte di un amico, la versione finale dell’album nel 2018. Intanto la tenuta della band era venuta meno, delle tensioni interne mai sopite sono esplose ed allora ho iniziato una girandola di cambi di line up. La cosa non era certo nuova, ho cambiato una decina di musicisti nel corso degli anni e mi auguro che l’attuale formazione messa insieme alla fine del 2023 sia finalmente stabile. Nonostante i cambi, i Circle of Witches non hanno mai smesso di suonare. Abbiamo iniziato a portare live NBS già nel 2017 con una sorta di pre-release tour suonando in numerosi festival e locali fra Italia, Germania, Austria, Ungheria e Malta. Dopo l’uscita ufficiale dell’album nel 2019, avevamo programmato un doppio tour in Inghilterra e in est Europa ad aprile e maggio 2020. Sappiamo tutti poi cosa sia successo.
04. State per caso componendo nuova musica? Quando prevedete che uscirà il nuovo album?
Sebbene sia presto per parlare dell’uscita di un album vero e proprio, stiamo lavorando ad una raccolta celebrativa dei 20 anni della band con dei brani risuonati e riarrangiati. Insieme a questi ci saranno anche dei brani nuovi. Ho pensato ad un ep con 4 o 5 canzoni, ma chi sa… Il punto è che probabilmente sarà un gruppo di singoli in streaming e forse stamperemo qualche copia in tiratura limitata solo per i live, senza distribuzione. Ci sono già troppi dischi in giro, oramai come supporto fisico ci chiedono molto spesso solo il vinile, ma onestamente per noi non è economicamente percorribile come strada e non mi piace avallare il feticismo degli oggetti o la moda del momento. Se però un’etichetta si volesse accollare l’onere, potremmo stampare su ogni supporto, anche le odiate cassette… Sì, anche se anagraficamente sono cresciuto con quel supporto, le odio.
05. I live show sono molto importanti per voi? State suonando dal vivo in questo momento?
I live sono il motivo principale per cui ho fondato i Circle of Witches. La voglia di suonare “ovunque e a ogni costo” è stata anche la ragione principale per cui nei primi anni di attività non abbiamo mai rincorso un contratto discografico, un’etichetta, la promozione ma facevamo tutto da noi. Si scrivevano canzoni per poterle suonare dal vivo, non per produrre cd. A un certo punto però, la svolta “professionalizzante” era necessaria per avere un maggior respiro in termini di fanbase, poter avere la credibilità per presentarsi all’estero e anche per sgravarci di un grosso impegno come il booking o la promozione sulla stampa di settore. Ma anche oggi i concerti sono il motivo fondamentale per cui suono e la band continua ad esistere. Ultimamente abbiamo un po’ rallentato l’attività live perché fra impegni di lavoro e la penuria di locali dove poter suonare degnamente (fa acustica, grandezza, backline di qualità) c’è poco spazio di azione. Da una decina d’anni oramai ci affidiamo alle agenzie perché hanno i contatti diretti con i posti dove si può suonare, i festival e quant’altro noi non riusciamo a raggiungere con le nostre sole forze. Sicuramente, se prima accettavamo di suonare anche nel pub o nel bar della periferia, adesso chiediamo dei locali più idonei, se non altro per far sì che quello che suoniamo sia intelleggibile. In passato abbiamo suonato veramente in dei posti dove nemmeno il karaoke era passabile. Potevamo avere performance straordinarie o menare accordi a cazzo e suonare ognuno qualcosa di diverso e non si sarebbe notato. Non aveva senso continuare a provare e andare in luoghi non adatti alla musica. Per cui abbiamo cambiato il passo, rifiutando in diverse occasioni gli inviti. In apertura del 2024 abbiamo affiancato i Goblin in due date a Bologna e Roma e siamo stati headliner all’XI edizione del Rock Pride Fest in provincia di Lecce. Per l’estate e l’autunno stiamo chiudendo alcune date che ci devono confermare.
06. Dividereste almeno una volta il palco con chi?
Domandone!! Potrei farti una lista molto molto lunga… Diciamo che negli anni abbiamo diviso il palco con tanti gruppi che ci piacevano come i Candlemass, Udo, Doro, Dark Tranquillity, Death SS, the Skull, giusto per citare quelli più in vista. Mi piacerebbe poter aprire per i Judas Priest, Mercyful Fate o i Ghost. Se devo desiderare qualcosa lo faccio in grande.
07. Parliamo del vostro usuale processo compositivo.
Non è molto diverso da quello che fanno tutti. Solitamente mi viene in mente un riff nei momenti meno opportuni tipo mentre sto a lavoro, sto in bagno o in piscina, me lo canticchio fino a quando non posso registrarlo almeno sul cellulare. Ho giga interi di riff cantati o suonati, principalmente con la chitarra, ma anche col basso, strumento che ho suonato per un anno per coprire l’assenza di un elemento. Solitamente parto da un’idea di strofa o di ritornello attorno cui poi costruisco il resto dell’ossatura e una bozza di testo, una bozza almeno “metrica” e concettuale. Dopo di che si passa alla fase di arrangiamento collettivo durante la quale la forma iniziale può essere consolidata o anche stravolta. Diciamo che l’unico vero vincolo che mi do è la cantabilità dei brani. Le parti ritmiche di chitarra le subordino sempre al fatto che debbo cantarci su. In questa fase, con la nuova formazione, stiamo ancora lavorando a dei dettagli del sound. La riscrittura dei vecchi brani è anche un “esercizio” per testare queste sonorità, un po’ più moderne ma sempre Circle of Witches, ma ho un po’ di cose nuove da arrangiare.
08. Ragazzi abbiamo finito. Concludete come volete!
Saluto tutti i lettori e li invito ad andare sempre più spesso ai concerti delle band undeground come la nostra. I grandi happening con decine di migliaia di persone sono belli perché si assiste allo show dei migliori gruppi in circolazione. Ma spesso non si godono fino in fondo, si viene trattati praticamente come del bestiame da mungere fra biglietti, token, pit ticket, prezzi esagerati e scarsa visibilità. Capita di assistere a questi concerti solo attraverso lo schermo, non ha senso. Ai concerti underground invece si vive pienamente il momento, i prezzi sono popolari (anche per il merch), puoi interagire liberamente coi musicisti, puoi vedere da vicino come suonano e puoi entrare e uscire dalla folla. Sostenere maggiormente questi tipi di concerti significa anche far sopravvivere la scena locale e non dover fare chilometri e chilometri per uno spettacolo, senza contare il supporto importantissimo per le band “emergenti”, il vivaio dal quale potrebbe uscire un giorno una qualche nuova band importante. Da questo punto di vista dovremmo recuperare lo spirito di qualche decennio fa in cui si “sceglievano” pochi gruppi e li si seguivano sempre e ovunque. E’ l’unico modo che abbiamo per avere un giorno un ricambio nel mercato discografico che non sia imposto dalle major.
Links:
Bandcamp
Homepage
ReverbNation
SoundCloud
Spotify
Commenti
Posta un commento